Associazione Italiana Knabstrupper

Successivamente Christian V trascorse un lungo periodo alla corte del Re-Sole Luigi XIV, e quando questo divenne nel 1670 il sovrano autocratico assoluto, la corte di Versailles rimase il modello d’ispirazione del re danese. Luigi XIV aveva  infatti una grande passione  per  i cavalli con il manto maculato e veniva spesso dipinto in sella ad esemplari di questo tipo; il cavallo macchiato incarnava lo spirito di quel tempo,  perciò era significativo per Christian portare dato simbolo alla sua corte.

Christian V fu un appassionato cacciatore e cavaliere di dressage; l’Accademia di Equitazione Reale presso il suo Castello evolse rapidamente, tanto che durante quegli anni venne iniziata una grande quantità di dipinti, testimoniando il livello di qualità della selezione equina del tempo.

Tutti gli esemplari danesi di questo periodo meriterebbero di essere menzionati, ma tra questi, “Superbe” risulta il più adatto; questo stallone nero fu acquistato nel 1683 presso una scuderia del monastero spagnolo di Jerez de la Frontera, e sarà proprio da lui che si formerà il nucleo della linea che molto probabilmente è all'origine del Knabstrupper moderno.                                                                        

Il diretto erede al trono di Christian V, Christian VI, divenne poco dopo, il sovrano e il fondatore diretto dell’attuale Knabstrupper. Costui fu un vero e proprio re barocco, la cui corte non fu seconda a nessuna delle corti d’Europa in merito ad eleganza e a gusti in fatto di cavalli dal particolare colore del mantello. Fu infatti anche per questo motivo che gli sforzi per incrociare i cavalli vennero prolungati, e di conseguenza la loro selezione non si arrestò. Fu proprio a questo proposito che lo stallone macchiato Papillon  fu donato dal conte Ferdinand Anton Danneskjold-Laurvige, a Christian VI in persona. Ferdinand sarebbe diventato da li a poco il capo della scuderia reale danese. Papillon, come da tradizione fu marchiato con il monogramma della corona del re, e divenne il progenitore di una linea di discendenza. Papillon era già, a sua volta, il risultato del programma personale di selezione del conte Ferdinand, la cui famiglia molto probabilmente possedeva dei cavalli macchiati tra i riproduttori.

Alcune prove infatti, come un elenco notarile di vendite di cavalli, testimoniano che esemplari dal mantello a macchie e bianco, non venivano allevati soltanto nelle scuderie delle corti, ma anche da scuderie di famiglie e di proprietari privati.

La popolarità di questi cavalli ottenuti dall'attento programma di selezione reale, è confermata dalla persistenza durante tutto questo periodo della considerazione generale che mantenere fattrici di 15-20 anni, probabilmente nella speranza che queste potessero ancora offrire discendenti preziosi per nuovi proprietari, risultasse un mestiere sicuro.

Acquirenti da tutto il mondo partecipavano alle vendite annuali delle aste; persino le carrozze dello Zar di Russia  erano trainate da cavalli danesi bianchi.

Nel 1771, lo stallone bianco Pluton, nato nel 1765, fu  venduto in Austria, e divenne il più vecchio degli antenati dei Lipizzani.

C’era un tradizionale motivo per cui ai cavalli della scuderia di Federico veniva sempre dato un nome, mentre ai puledri provenienti sempre da lì ma destinati ad essere portati al castello di Christian non ne veniva dato alcuno; questi venivano infatti identificati con un marchio e veniva dato loro il nome del rispettivo padre. In questo modo il nome di un giovane stallone comprato all'asta proveniva dal nome del suo genitore. Ci furono di conseguenza, in diverse regioni della Danimarca, più  stalloni con lo stessi nome, come Pluton, e  tutti questi, nessuno escluso, influenzarono insieme alle fattrici di Federico, i Lipizzani.

Pluton, stallone del Re Plutone, fu uno dei destrieri utilizzati come modelli per scolpire il monumento a cavallo del Re Federico V, che regnò dal 1746 al 1776. Questo monumento è ricordato come uno dei più perfetti e magnifici capolavori in Europa. L’importante scultore francese di quell'epoca, Jacques Francois Joseph Saly, lavorò su questo monumento; all'inizio non era molto entusiasta su quello che lui stesso considerava un vecchio cavallo stile Frederiksborger, ma gradualmente scoprì le qualità di quiete interna, orgoglio e armonia del cavallo barocco. La sua ispirazione infatti gli venne in seguito, quando un giorno accompagnò il re in una delle sue cavalcate quotidiane attraverso Copenhagen. Saly trovò i modelli per il suo lavoro nelle scuderie di Christiansborg; dei 12 cavalli scelti uno era il cavallo favorito del capo-scuderia, un altro era Pluton, ed il terzo era lo stallone di uno scudiere, Von Staffelfeldt, che era stato allenato a stare in piedi fermo sul posto.

Questi cavalli furono, per necessità d’occasione, descritti e misurati attentamente, e da questi dettagli si può stabilire che la misura ideale della circonferenza toracica dei cavalli a quel tempo fosse tra i 163 e i 170 cm, da cui sottraendo 10 cm, si arriva alla misura dell’altezza, più o meno tra i 153 e i 160 cm.