La Danimarca, che per tradizione è un paese di mare, durante il periodo tra il VII e l’ VIII secolo, fu scenario delle invasioni da parte dei popoli nordici, tra cui i Vichinghi. Ma i Vichinghi non erano soltanto notevoli navigatori, bensì anche grandi cavalieri ed esperti allevatori; e ciò è dimostrato tra l’altro da reperti archeologici, che mostrano all’interno delle tombe vichinghe trovate sul territorio danese resti di staffe, briglie, carretti equini e slitte, insieme a residui di cavalli.
Trattandosi quindi di eserciti composti anche da cavalleria, diventò abitudine dei Vichinghi far pascolare i loro eccellenti cavalli sugli immensi prati fertili di questo paese, sebbene anche i Danesi avessero a loro volta a disposizione una notevole popolazione di cavalli senza eguali.
Così facendo la popolazione Vichinga prese inconsapevolmente parte alla selezione delle razze di questi luoghi, non solo con l’apporto dei loro propri cavalli, ma anche attraverso gli stalloni che importarono in seguito, tornando a casa, nelle loro terre.
Purtroppo però, al termine dell’età Vichinga, la prosperità della Danimarca declinò e con lei anche la popolazione equina; gli alti standard di quest’ultima ormai potevano essere preservati solamente da nobili e chiesa.
A questo proposito, non lontano da Knabstrup Hovedgard (Danimarca), all’interno di una chiesa, sono stati ritrovati dei dipinti, tra cui un murale che mostra tre giovani principi in sella a cavalli macchiati.
Questo dimostra come questo cavallo dal manto così particolare ed il suo valore simbolico, fossero già ben noti fra gli osservanti della chiesa di quel tempo.